Intervistato su RADIOCRI.
«LA RADIO È IL MIO SPAZIO DI LIBERTÀ»: INTERVISTA A CRISTIAN NENCIONI, IDEATORE DI RADIO CRI.
Radio CRI è una piccola emittente web, ma con un’identità fortissima: format creativi, nessuna dipendenza dalla logica commerciale. A guidarla è Cristian Nencioni, creativo digitale e sviluppatore, che con questo progetto unisce tecnologia, design e una visione del tutto personale della comunicazione.
Lo abbiamo intervistato nel suo studio, tra microfoni, monitor e appunti sparsi su futuri programmi.
D: Cristian, come nasce Radio CRI?
R: Radio CRI nasce prima come esigenza personale che come progetto mediatico. Avevo bisogno di uno spazio dove sperimentare: audio, voce, formati, piccole storie. Lavorando nel web design e nello sviluppo, mi sono reso conto che potevo costruire da zero tutto quello che mi serviva: player, sito, grafiche, contenuti.
Così, un giorno, ho acceso un microfono e ho iniziato a parlare. Da lì non ho più smesso.
D: Uno dei tratti più unici della radio è l’uso esclusivo di musica originale. Perché questa scelta?
R: Per coerenza. Non volevo dipendere da SIAE, da cataloghi commerciali, o da brani che tutti conoscono. Preferisco creare io stesso le tracce, cucite sullo stile della radio. Questo rende Radio CRI un ambiente davvero unico: ogni suono che ascolti è stato pensato per essere lì e per dare un’identità precisa all’emittente.
È più impegnativo, certo, ma molto più gratificante.
D: Si percepisce un’impronta personale molto forte. Radio CRI è un progetto artigianale?
R: Assolutamente sì. Non c’è una redazione, non ci sono team esterni, non c’è nulla di industriale.
Dalla voce alle musiche, dalle grafiche al codice del sito, faccio tutto io.
È una radio piccola, ma proprio perché piccola può essere sincerissima. E può prendersi il lusso di non rincorrere le mode o l’audience facile.
D: Che tipo di contenuti ti piace proporre?
R: Mi sento vicino al genere della talk radio. Mi interessa il racconto: conversazioni, riflessioni, piccoli momenti di vita. Ci sono episodi più leggeri e altri più introspettivi.
La musica fa da cornice; il vero cuore sono le parole — le voci che ti accompagnano mentre fai colazione o mentre guidi.
Radio CRI non vuole assomigliare a una radio commerciale: vuole essere una presenza, un compagno di viaggio.
D: Dal punto di vista tecnico e legale, il progetto è molto curato: privacy, diritti, licenze... quanto conta questa attenzione?
R: Conta moltissimo. Ho scelto una filosofia “pulita”: nessuna raccolta di dati personali, nessun tracciamento invasivo, cookie tecnici e basta.
Viviamo in un’epoca dove ogni app vuole sapere tutto di te. Io ho voluto fare il contrario: ti do musica, voce, compagnia — ma non ti chiedo nulla.
Credo che questa trasparenza sia rispettosa e, in un certo senso, liberatoria.
D: Qual è la parte più difficile nel portare avanti da solo una radio?
R: La costanza. La radio ti chiede presenza. Anche quando sei stanco, anche quando sei pieno di lavoro. È un impegno che ti segue ovunque.
Ma allo stesso tempo è bello, perché sai che ogni cosa che produci porta la tua impronta: nessun compromesso, nessun filtro.
D: E la parte più bella?
R: Il momento in cui accendi il microfono e inizi a parlare. È come se tutto si allineasse: la tecnica, la creatività, l’istinto.
E poi gli ascoltatori. Anche quando sono pochi, anche quando sono silenziosi: sapere che qualcuno là fuori sceglie proprio la tua voce… è una sensazione che non smette mai di meravigliarti.
D: Prossimi obiettivi per Radio CRI?
R: Continuare a crescere, ma senza perdere la mia identità. Vorrei sperimentare nuovi format, magari qualche podcast narrativo.
E poi costruire un archivio più grande, sempre fatto di musiche originali e contenuti autentici.
Radio CRI è un viaggio: finché avrò qualcosa da dire, andrà avanti.
D: In tre parole, cos’è Radio CRI?
R: Libertà, creatività, autenticità.

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